domenica 2 agosto 2009

La Storia di Amelia e il Palio dei Colombi

La Storia di Amelia è una storia interessante, ricca di vicende e di passaggi complessi, nonché di personaggi. Una storia di prosperità e di scontri, quasi sempre al centro di vicende che hanno caratterizzato soprattutto il periodo del Medioevo.
La città fu in balia degli invasori quando l'Impero Romano perse il suo potere, fu occupata dai Goti e divenne sede di un governo greco, retto dal visconte Deodato.
Sul finire dell'Ottocento fu inserita nella donazione di Carlo Magno, entrando a far parte del "Patrimonio di Pietro", compresa nel Ducato di Roma, "Terrae immediate subjecta".
Amelia è rimasta lontana dal rumore della vita intensa che corre sulle grandi vie (il raccordo Terni-Orte e l'autostrada del Sole non sono a portata di vista).
Ed il suo aspetto è quello che le hanno dato il Medioevo e il Rinascimento, i numerosi palazzi gentilizi danno il senso della quiete provinciale.
Ma non è stato sempre così. Questi palazzi gentilizi custodiscono pagine di storia tormentata, hanno vissuto incursioni di nemici a ripetizione e, nei momenti di tregua, sono stati il fulcro di iniziative di sviluppo; infine, hanno ospitato nei secoli molti personaggi.
Nel Medioevo comunale, Amelia acquistò una sua nuova determinazione storica, si dette un volto e una espressione, una individualità destinata a permanere nel tempo.
Libero Comune dopo gli Ottoni - Finita l'epoca degli Ottoni, nel secolo Xi, nell'ambito della rinascita delle città italiane, Amelia si costituì libero comune, con leggi che si riferivano alle consuetudini locali e al diritto romano.
Il primo Comune è una societas giurata o coniuratio che, spesso, nelle fonti è definita con i termini di pax e di concordia, in quanto creata per stabilire e mantenere la pace del territorio.
Il giuramento di pace si concretizza, ipso facto, nell'elezione di una Magistratura collegiale che rappresenta la città.
Il Comune afferma e impone subito la su autorità sul territorio cittadino e tutti i cives partecipano all'assemblea comunale.
"Alla fine del secolo XI - scrive G. Volpe - si trova raccolto in città un nucleo più o meno numeroso di proprietari di antica origine o formatisi di recente...
originari del luogo o venuti a stabilirvisi. E vicino ad essi molti militi minori, un certo numero di servi sottratti al duro giogo padronale o divenuti proprietari.
É tutta gente nuova... che aspira a conquistare la disposizione libera dei beni feudali, dopo averne acquistato la ereditarietà, con la Costitutio de feudis, 1037...
In tale condizione il Comune nasce entro le città per opera dei ceti superiori della popolazione urbana e suburbana."
La prima organizzazione del Comune si basò sull'Assemblea degli Associati detta arengo o concione e sui Consoli. Amelia ebbe prima tre, poi quattro (1160 ca.), poi sei Consoli, espressione del gruppo dominante che, da tempo, aveva una certa pratica di governo.
Non si conosce il periodo esatto in cui nacque il Comune di Amelia, probabilmente nel 975, quando Orvieto nominò i suoi primi Consoli.
L'Annalista Saxo chiama Amelia "città grande" e narra che nel 1137 l'imperatore Lotario Ii, nel muoversi da Narni verso Orte, assalì Amelia perché i cittadini avevano ostacolato il suo passaggio.
Nell'archivio di S.Paolo in Roma, il Comune di Amelia viene menzionato in una pergamena del 1158. La prima guerra tra Comuni risale al 1055, quando Gubbio, Perugia e Orvieto si allearono contro Todi, Foligno e Amelia. Ma il governo consolare soffriva di un grande difetto: il suo limite era quello di essere un governo di troppo corto respiro e di presentarsi quindi ad essere soggetto di contesa da parte delle fazioni in cui, inevitabilmente, era diviso il gruppo di potere.
E nel frattempo cominciava ad accadere un fenomeno che avrebbe avuto non poche conseguenze nella vita sociale e negli assetti di potere.
Lo sviluppo dei traffici prese sempre più piede e così favorì sempre più l'arricchimento di quelli che fino a quel momento erano rimasti al di fuori del gruppo al potere e che, venendo ad assumere una funzione di primo piano nell'economia cittadina, intendevano ora avere una parte adeguata nel governo della città.
Così il vecchio gruppo di potere si trovò esposto all'improvviso ad una duplice pressione: quella dei ceti cittadini economicamente attivi, ma fino a quel momento esclusi dal governo, e quella dei feudatari del Contado, che erano stati obbligati a lasciare i loro castelli e ad entrare nel Comune, ma esclusi dalle magistrature.
L'espediente a cui si fece ricorso fu la sostituzione dei Consoli con un unico magistrato, il Podestà, che in principio, forse, fu un cittadino, poi un forestiero esperto negli studi giuridici perché si ritenne che una persona estranea all'ambiente locale desse maggiore garanzie di imparzialità, espressione di una aristocrazia urbana e feudale.
La letteratura del Podestà si inserisce nel gioco di potere delle élites comunali. Il Podestà portava con sé un gruppo di collaboratori nonché la famiglia, durava in carica sei mesi e non gli era permesso, durante il suo mandato, di partecipare a banchetti oppure di ricevere denaro
"quia qui munera recipit libertatem vendit."
Allo scadere del semestre, il Podestà rimaneva in carica per cinque giorni riservati esclusivamente a rendere ragione del suo operato.
Veniva multato del doppio della somma di cui aveva defraudato il Comune, in caso di ammanchi. Il Podestà esercitava il potere esecutivo, mentre il potere legislativo restava affidato ai vari Consigli del Comune.
L'espressione delle forze nuove che avevano fatto nascere ed evolvere il Comune, furono gli Statuti, norme sancite dagli organi costituzionali. Nel 1295 il papa Bonifacio VIII e nel 1346 il papa Clemente V vigilarono sugli Statuti a tutela del clero, per assicurare la pace tra nobili e clero e, nello stesso tempo, per riconoscere al Comune la legittimità delle leggi Statutarie.
La facoltà di redigere statuti passò al Consiglio generale e un Consiglio minore era preposto per indicare le materie di discussione.
Si rese necessario, allora, delegare la formulazione di progetti statutari a giunte elette da consigli investiti dello jus Statuendi. Gli statutari venivano eletti dagli Anziani in numero di dieci e dovevano essere de populo, due per ciascuna Contrada.
Gli Statutari, dopo il rituale giuramento, si riunivano in una chiesa allo stipendio di tre soldi al giorno, per tutto il tempo della compilazione.
Lo Statuto rispecchia la vita dei secoli XIII e XIV, mette in evidenza un Comune con autonomia politica ed economica e ha un robusto senso politico.
L'impianto sintattico è quello caratteristico dei documenti legislativi e, come tale, risulta influenzato dalle forme della lingua parlata.
Quel corteo metafora del passato La storia perché sia compresa ed attualizzata va rivisitata. Così accade, soprattutto durante la primavera-estate, in moltissimi centri, grandi e piccoli, della nostra regionale riproponendo la vita e le scene medievali.
E così accade ad Amelia: gli amerini, nei primi giorni di agosto ripropongono il loro Medioevo, metafora del loro passato.
Un solenne corteo, al passo del ritmo dei tamburi, in costumi d'epoca (XIV sec.) va ad attendere il Podestà e il suo seguito, fuori le mura della città.
Il gonfaloniere, il Camerario, i Notai, i Priori, i Frati, le Guardie, i Nobili e il popolo, attraversano le vie della città, in un gioco di luci e di colori, accolgono il Podestà, gli consegnano le chiavi della città e lo accompagnano fino al Palazzo Comunale, dove avviene il giuramento degli Officiales.
È un momento emozionante, vissuto da tutti con passione. Un'occasione per tornare in città da parte di quanti, per motivo di lavoro o di studio, si sono trasferiti in altre città. I costumi sono confezionati nelle sartorie delle contrade, dove esperte sarte e principianti, lavorano con entusiasmo ed impegno.
Perché i costumi siano fedeli all'epoca è stato consultato il testo di "Storia del Costume" di Rosita Levi Pizeschi, ottima guida per l'esecuzione di vesti medioevali.
Un senso di cittadinanza Tutto questo è espressione della vita di comunità, il quotidiano face to face e in una società ad elevata complessità, la donazione del proprio tempo, delle proprie competenze, sta a significare un senso di cittadinanza che, non potendo essere compreso nella modernità, costituisce una sfida.
L'insieme delle manifestazioni storiche ha in particolare una caratteristica: ogni iniziativa è opera del volontariato e il volontariato porta in sé valori umani di profondo significato etico ed un forte sentire.
L'azione volontaria diventa anche un'area di costruzione sociale. Inoltre, nel campo dei giochi, il Palio dei Colombi concluderà le rievocazioni storiche. Il Palio, dal latino pallium, drappo dato in premio al vincitore, è una gara che trova riferimento alle battaliolae medioevali, organizzate dei ceti inferiori ad imitazione, forse ed anche ironica, delle giostre e dei tornei, dal "mazza scudo" alle "cacce dei tori", che, per il desiderio recente di recuperare le tradizioni locali, ha lo scopo di rinsaldare la coesione cittadina, ritualizzando gli scontri, le antipatie in una vera e propria rappresentazione.
Il Palio dei Colombi, torneo tra le Contrade, fa ricordare un comma degli Antichi Statuti Comunali che vieta di"capere", prendere colombi, "cum rete vel indice ad penam decem librarum perusinoreum."Inoltre, durante il periodo delle manifestazioni, i teatranti delle Cinque Contrade, negli angoli più suggestivi della città, ispirandosi a pagine letterarie o a fatti, raccontano, con un pizzico di ironia, con garbo e con passione, curiosi e brevi vicende medioevali che si sono verificate proprio ad Amelia.
Con la partecipazione del Gruppo Armata Medioevale un serpentone gastronomico, il primo agosto, attraverserà il Borgo e nel centro storico, nella Taverna delle Contrade, si potranno riscoprire antichi e dimenticati sapori.
Sbandieratori e musicisti della Città di Amelia, Gruppo Armata Medioevale, parteciperanno alle rievocazioni, al fascinoso medioevo che gli Amerini continuano a celebrare con rinnovato entusiasmo.

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